FRANCESCO SOLIMENA

Ultima modifica 29 giugno 2021

Angelo e il figlio Francesco detto il Solimena


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

E’ molto probabile che la presenza dei Solimene risalga al 1492, anno in cui Ferdinando I d’Aragona espulse tutti gli Ebrei dai suoi territori. In Irpinia sarebbero giunti circa 850 nuclei familiari; nella sola Serino ve ne sarebbero giunti circa 60, distribuiti in modo omogeneo in quasi tutti i villaggi. Il dato certo è questo. Nel 1510 ritroviamo i Solimene insediati a Canale di Serino. Nel 1532 uno di questi si trasferisce nella rigogliosa Serino Mercato ove prende in affitto il molino: qualche anno più tardi sarà proprietario di una taverna, subito dopo acquisterà un negozio di vettovaglie e un albergo.

Nel 1566, Don Donato Muscati, figlio di Princivallo e di Placida Fasano, affida a mastro Orazio Solimene (genitore di Angelo nonché nonno di Francesco) la costruzione della chiesa di San Lorenzo, sorta sulla base di quella ormai diruta. Altri della famiglia si daranno alla politica e alla cosa pubblica; nel Seicento c’è pure chi segue i Caracciolo in Napoli. Carmine, per esempio, su incarico della Corte Reale assume la carica di “Arrendatore Generale del Ferro”, per la Campania. Ma c’è pure Nicola che nel 1735 segue lo zio Francesco alla Fiera di Foggia, che, di ritorno, si ferma stabilmente a Bisaccia dove metterà su famiglia e dove costituirà, con uno del luogo, una società di “Fondico di Panni”. Segue infine Carlo, che nel 1768 si stabilizza in Avellino dove il figlio Catello sarà pure Sindaco… 

 

Da Hestore a Giacomo Antonio ad Orazio

Hestore Solimene è il personaggio che ci interessa di più, in quanto, il 1 maggio 1548, condusse a nozze Armellina Vistocco di Rivottoli. La cerimonia nuziale si svolse nella inaugurata chiesa di S. Antonio da Padova.

Segue il figlio Giacomo Antonio che nel 1576 a Solofra sposa Gorrina Troisi. Tra i suoi figli c’è il primogenito Orazio che prese per moglie Angela Perreca di San Biagio di Serino: il matrimonio si celebrò nella locale chiesa della SS Annunziata il 13 agosto 1615.

Di professione mastro di fabbrica, da adulto era proprietario di una calcara e una fornace di mattoni; si costituì in società con i fratelli nella costruzione di palazzi chiese conventi; alcuni altari marmorei che ritroviamo nelle chiese sono opere sue. Da Confratello, nella sua Canale, istituì il Monte dei Morti, si prese cura della piccola chiesa di Montevergine, andata distrutta al seguito del terremoto dell’80.

Figli e data di nascita: Caterina, 5.8.1616; Camilla, 19.3.1618; Tommaso Antonio, 3.10.1623  (morirà l’anno seguente); Angelo Andrea, 5.9.1626 (morirà l’anno seguente); Sabato Angelo, 17.10.1629; ultima Carmosina che nasce demente il 6.5.1633 e che alla morte dei genitori si prenderà cura di lei il fratello Sabato Angelo; morirà a Nocera il 18.10.1675.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Angelo (all’anagrafe Sabato Angelo), figlio di Orazio, va a bottega dal Guarino

 

Alcuni biografi ritengono che sia stato dai genitori avviato alla bottega di Francesco Guarino e che allo stesso Guarino si deve questo suo grande successo. Altrettanti meriti gli sono stati attribuiti grazie a una stretta amicizia con gli Orsini, soprattutto con il domenicano Niccolò De Tura a cui era stata affidata l’educazione del giovane Pier Francesco Orsini, futuro papa Benedetto III, figlio di Ferdinando e di Giovanna Frangipane della Tolfa.

L’Orlandi al riguardo scrive che il ragazzo, avendo da raggiungere Solofra e quindi la bottega del Guarino, “tutti i giorni si poneva in cammino per quella strada…”. Versione che non ci sentiamo di condividere in quanto non riesco ad immaginare che il ragazzo abbia potuto, tutte le mattine, lasciare la sua abitazione di Canale e fare a piedi l’allora mulattiera della Castelluccia per poi ridiscendere Monte Pergola fino a Solofra, sia in inverno come in estate, e con qualsiasi tempo per poi fare ritorno alla sera. La verità è che potette frequentare la bottega del Guarino primo perché il genitore aveva visto in lui una forte predisposizione alla pittura e poi perché sapeva di poter contare sulla collaborazione del cognato don Giulio Perreca, parroco della chiesa di S. Andrea Apostoli, della madre Gorrina Troisi, della stessa sorella che pure lei si era accasata a Solofra dopo il matrimonio con Antonio Guacci. Tutti fatti che l’Orlandi non conosceva…

Angelo firma la sua prima tela

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Angelo Solimena - Transito di San Giuseppe

 

Il 23 novembre 1651 moriva a Gravina di Puglia Francesco Guarino. Fu al seguito di questa improvvisa dipartita che il giovane allievo decise di mettersi in proprio, aprendo una sua bottega presso l’abitazione del genitore in Canale; bottega in seguito adattata a cucina: lo è tuttora.

Il suo esordio nel mondo dell’arte va fatto quindi risalire al 1651, anno in cui dipinse, per pochi ducati, una tela raffigurante San Rocco, commissionatagli dal dr Domenico Moscati di Santa Lucia di Serino; tela collocata nella chiesa omonima di San Rocco quello stesso anno.

Abbiamo la trascrizione della quietanza con la quale il parroco di Santa Lucia ne attesta il pagamento. Trattasi di un documento importante, mi diceva l’esperto di storia dell’arte prof. Pavone, in quanto si attesta l’ingresso del Solimena nel mondo dell’arte da almeno tre anni.

“Se fa fede per me Don Geronimo Cerino curato del casale di Santa Lucia, qualmente il Dottor Domenico Moscato lo anno passato, s’obligò di donare ducati dieci alla cappella di San Rocco di detto casale, e con questi farci fare uno quadro di detto santo, et uno messale per celebrare le messe; questi ducati dieci il detto Dottor Domenico le hà dati in mio potere per l’effetto predetto, et io ni ho comprato detto messale carlini venti et il quadro di San Rocco l’ho comprato ducati otto che l’ha fatto Mastro Angelo Solimene, et là ho pagato detti ducati otto delli denari consegnatimi dal detto Dottor Domenico Moscato, et su fede del vero hò fatta la presente di mia propria mano in Serino li 24 di settembre 1651. Io Don Geronimo Cerino curato di Santa Lucia manu propria.”

Di questa tela si è persa ogni traccia; si è orientati a pensare che sia andata distrutta al seguito del rovinoso alluvione del 1842.

Il 1654 è l’anno in cui lo zio don Giulio Perreca gli affidò l’incarico di ‘cassettonare’, con l’incastro di tre nuove tele, la volta della chiesa di Sant’Andrea Apostoli. Le tre tele, raffiguranti la Vocazione di Pietro e Andrea, Moltiplicazione dei pani e San Giovanni Battista invia i discepoli a Cristo, catalogate per la prima volta dal Sovrintendente di Avellino e Salerno, dr Braca, rappresentano il raggiungimento di una maturità artistica tale da porlo all’attenzione dei massimi esponenti della pittura napoletana seicentesca. Di queste tre tele una raffigura un signore in sella ad un cavallo no identificato, ma che potrebbe essere il suo mecenate principe Ferdinando Orsini. Ed è su uno di questi grandi teloni che Angelo Solimene vi appone, per la prima volta, il celebre monogramma AS.

 

A Nocera de’ Pagani sposa Marta Grisignano

 

 

 

 

 

 

Nocera dei Pagani: Casa di Angelo Solimene

 

Nel 1655 accetta un lavoro a Nocera de’ Pagani. Stando a Nocera conosce e il 14.11.1655 sposa Marta Grisignano, di anni 22, figlia di Vincenzo e Vittoria Aytone originari di Napoli.

Da questa loro unione abbiamo: a Canale, in piena pandemia, nasce Francesco il 5.8.1657; a Nocera, Tommaso il 14.3.1659; a Canale, Antonia il 17.1.1661; a Nocera, Anna il 9.9.1662, Nicola il 22.8.1664 e Candida il 14.5.1670. Inizialmente sono ospiti dei suoceri, nella casa detta dei Marotta. Dopo la nascita di Anna nel 1662, decidono di comprare una casa più accogliente in un luogo detto al Borgo e vi  si trasferiscono: Nicola e Candida nasceranno in questa nuova casa.

I rapporti con la sua terra si interrompono il 3 maggio 1674, allorquando, morti i genitori, mise in vendita la casa avuta in eredità dal genitore, così come specificato nell’apposito Atto di vendita: “Il suddetto magnifico Angelo non le abita e non ne ottiene alcun vantaggio al momento che il suo domicilio è a Nocera”.

 

Alcune sue opere in terra di Serino

 

Di Angelo qui nel Serinese abbiamo diverse testimonianze. Entrando, per esempio, nella chiesa del SS Corpo di Cristo di San Sossio, troviamo due tele del 1655. Una ha per titolo: Madonna con Bambino e i Santi Matteo, Domenico e Gaetano da Tiene; e la Madonna delle Anime Purganti. Segue la Pietà, del 1658, che troviamo: nella Chiesa di S. Pietro e Paolo in S. Lucia. Nel 1682 realizza due copie della Sacra Famiglia: una per la chiesa di S. Michele di Serino, tela gravemente danneggiata al seguito del terremoto del 23 novembre 1980; e una seconda per il Museo Diocesano di Salerno…

Nel 1704 dipinge il Martirio di San Lorenzo, per la chiesa natale di Canale di Serino in cui, sul modello del Giordano (Spagna, Monastero dell’Escorial) e del Tiziano (Venezia, Chiesa dei Gesuiti) mette in risalto (per la prima volta) la muscolatura dell’uomo su di una consolidata base fortemente comunicativa. In merito sempre alla decorazione del soffitto della chiesa di San Lorenzo a Canale, da una testimonianza contenuta nella “Platea” del 1858, che riprendiamo da un intelligente studio della Carotenuto, si apprende di un restauro (mal)compiuto dal pittore Nicola Pepe di Montoro. Peccato che sia il cassettone e sia la tela di San Lorenzo sono oggi in pessimo stato di conservazione. In questa stessa chiesa ritroviamo pure un dipinto di Francesco e Giovan Tommaso Guarino, due meno noti pittori solofrani. Ultima la Crocefissione (del 1705), patrimonio delle Clarisse di Santa Lucia. In mancanza di dati certi, sua sarebbe la tela dell’Immacolata, che si trova presso il convento francescano di Serino.

 

Francesco Solimene, l’abate Ciccio, detto il Solimena

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Autoritratto

 

Angelo per questo figlio, pur conscio del suo innato talento, auspicava un futuro nel campo delle lettere, della grammatica, dell’oratoria e della poetica, dell’arte. In realtà, ad indirizzarlo verso la pittura fu l’allora 24.nne cardinale Orsini.

L’Orlando e il De’ Dominici ci raccontano di una visita del Cardinale fatta a casa di Angelo, ove si discusse principalmente del futuro del ragazzo, di valorizzarne le sue dote pittoriche, etc.. Fu al seguito di questa visita che il ragazzo, sotto la guida dello stesso genitore, si perfezionò nelle classiche tecniche pittoriche, esaltando maggiormente il nudo, il naturale, le pieghe dei panni. A soli 17 anni, infatti, seguì per Napoli ove frequentò la scuola pittorica di Francesco Di Maria, mentre il fratello Tommaso, esaudite le aspettative del genitore, frequentò sempre a Napoli gli studi di legge e di retorica.

Nella bottega del De Maria, Francesco finì per rimanerci sole poche settimane in quanto, scrive l’Orlando, “il Maestro era solito fargli disegnare immagini su carte e con il lapis”. Poca roba, insomma, per uno che si era fatto le ossa all’ombra del genitore! Tornatosene a Nocera, dipinse, nella bottega del genitore, quattro tele di sei palmi di grandezza su cui per la prima volta appose il famoso anagramma S(olimena).

L’acquisto di queste quattro tele, da parte del duca del Castello di Airola, per 250 scudi d’argento, gli valse un’inattesa notorietà tant’è che, appena ventenne, i PP Pii Operai della chiesa di San Giorgio gli commissionarono pitture e affreschi da farsi adornanti alle esistenti tele dei Gran Cappellani della Crociera, raffiguranti San Giuseppe, la Beata Vergine, San Nicola di Bari e Sant’Antonio da Padova. Suoi sono pure i contorni a fresco del crocifisso degli Angeli Piangenti la morte del Redentore.

La svolta. Fu al seguito di questa sua improvvisa notorietà che l’architetto Arcangelo Guglielmelli lo propose ai PP Gesuiti del Gesù Nuovo, impegnati nella ricerca di un pittore disposto a dipingere la volta della cappella di Sant’Anna.

Francesco, nell’eseguire quell’opera (nel 1677 aveva soli 20 anni), dimostrò al mondo intero una capacità e un’inventiva al di sopra di ogni umana immaginazione, tant’è che ai consensi di Cosimo Fonseca si aggiunsero quelli di Antonio Giordano, padre del celebre Luca, dello stesso maestro De Maria, di Malinconico, di Farelli, di Vaccaro e di tanti altri pittori che in quegli anni andavano per la maggiore.

Incarichi importanti non tardarono ad arrivare; difatti, numerose sue tele ritraggono vescovi e cardinali, principi e governatori; dal re di Francia Luigi XIV al viceré di Napoli conte di Duan all’imperatore Carlo VI, da duchesse a nobildonne… di una, Francesco, posa oggi posa domani, finì per innamorarsi... Aurora Sanseverino, l’amore segreto di Francesco.

Il poeta

 

 

 

 

 

 

 

Aurora Sanseverino

 

Francesco non fu mai sposato. Eppure nella sua vita c’era stata Aurora, una donna di cui s’era perdutamente innamorato. Una tela la raffigura; in una seconda c’è la presenza in uno scenario più ampio. Aurora, che sta per Aurora Sanseverino. Donna bellissima, colta, di raffinati costumi, angelica la definisce lui stesso. Sposata, in seconde nozze con Nicola Gaetani dell'Aquila d'Aragona, nel frequentare la sua casa napoletana, in quanto lei era solita ospitare poeti, musicisti e pittori, finì per innamorarsene. Tra i suoi sonetti, infatti, tra l’altro molto apprezzati dall’allora compositore Alessandro Scarlatti e dagli stessi suoi amici letterati napoletani, troviamo questi versi dedicati appunto ad Aurora Sanseverino:

O bella immago, e pur non mia si bella

quale ell’è cui s’è propria, e viva sei

ma bella sì, che in parte i pensieri miei

accetti, perché immago sei quella.

Dato ti avessi almeno spirto, e favella

l’egregio Solimen, cui tanto dei

che mi dicessi, se i miei giorni rei

avran mai pace, o pur, che ne pens’ella?

Ma pur ti debbo assai, che te mirando

tal’or lei veder parmi, e i mi sospiri

ti vò con lunga istoria raccomando.

E par che ascolti, e per che non ti adiri

così tutto quel tempo io vò ingannando

che involo a maggior doglia, e a sospiri.

 

L’architetto

Da autodidatta qual era, il Solimena fu anche architetto, in quanto portano la sua firma alcuni importanti palazzi e chiese di Napoli e non solo. Nel 1730-31, per esempio, su suo progetto, il vescovo Niccolò De Dominicis finanziò la costruzione del campanile della Cattedrale di Nocera Inferiore, danneggiato dai terremoti del 1688 e dal successivo del 1694. La stessa villa di Barra è una sua creatura; ma è a Napoli che dà il meglio di se stesso. Sua infatti è la facciata della chiesa di San Nicola alla Carità, quella di San Domenico. Suo è il palazzo omonimo; è sempre lui a progettare l'altare di San Nicola nell'Abbazia di Santa Maria Maddalena in Armillis a Sant'Egidio del Monte Albino, il famoso palazzo ad archi commissionatogli dal feudatario di Poppano, Filippo Moscato, dei Moscati di S. Lucia di Serino…

 

Gli ultimi anni di vita

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Barra – Resti mortali del Solimena

 

 

Nel 1746, Bernardo De’ Dominicis, suo biografo, ci consegna il seguente profilo: “Ottantotto anni in circa dell’età sua, in sana e robusta salute e con la mente chiara e tranquilla, atta a partorire bellissimi componimenti, se non fosse impedito dalla vista, che da più anni è molto scemata in lui e perciocché non vedendo più con gli occhiali, de’ quali molte volte due paja ne avea usate un sopra l’altro, gli tornò il vedere per alcuni anni, onde ha dipinto molte cose, anche in figure piccole senza occhiali, e finì la Macchia della Battaglia di Alessandria, in tal modo. Indi scemandogli di nuovo la virtù visiva, tornò all’uso degli occhiali, facendone venire alcuni lavorati eccellentemente dalla Francia, e lavorando di nuovo, di nuovo li ha dismessi, per non veder nulla più con l’uso di essi; e quindi è che si veggono alcune di queste sue ultime pitture con tinte diverse dalle bellissime usate prima (…). Ne egli può astenersi dal dipingere poiché dice: sentirsi morire senza far nulla, laonde merita scusa in queste sue debolezze, cagionate dall’età, e dal non veder bene le tinte; ma chi è dell’arte conosce che se ben deboli queste sue ultime pitture, pur ravvisa che elle son dipinte da gran maestro.”

Interessante è il concetto che il Solimena si era fatto di se stesso: “La stima degli uomini ha posto le mie opere in tanto pregio, che sì bene mi son pagate, perciocché per sapere giammai l’ho meritato, perché conosco che in me è quel sapere che si giudica, conoscendo la mia ignoranza, e morirò col desiderio di sapere essendo in età di non poterlo più acquisire.”  

Francesco si spense nella sua villa di Barra, vicino Napoli, il 5 aprile 1747. Oggi, i suoi resti sono conservati all'interno di un piccolo ossario della chiesa di San Domenico.

Trascrizione del suo atto di morte:

“L’anno del Signore 1747 addì 5 aprile il signor D. Francesco Solimene, celebre Pittore, dei signori di Altavilla, è morto in età di anni ottantanove e sei mesi, ed un giorno, in questa villa della Barra, nel suo proprio palazzo, è stato inumato nella Venerabile Chiesa della Sanità, nella cappella gentilizia, sotto il titolo di Gesù, e quella propria che sta in Cornu Evangeli, dopo di aver ricevuto tutti i SS Sacramenti per mano di D. Salvatore Roselli Parroco”.

 

Le sue opere

 

Le maggiori opere del Solimena sono oggi custodite alla National Gallery di Londra, al Louvre di Parigi, al Museo del Prado di Madrid, al J. Paul Getty di Los Angeles, alla Getty Villa di Malibù…

 

Scheda riassuntiva di tutte le sue opere:

-Cacciata degli Angeli ribelli, Castel Frentano (CH), sagrestia del santuario di Santa Maria della Selva.

-Il Paradiso (1671), Nocera Inferiore, Cattedrale.

-Adorazione dei pastori, Nocera Inferiore, Chiesa di Sant'Antonio.

-Maria Vergine bambina e Sant'Anna, Nocera Inferiore, Chiesa di Sant'Antonio.

-San Marco, Nocera Inferiore, Cattedrale.

-La Visione di San Cirillo d'Alessandria, Solofra, chiesa di San Domenico.

-Storie di Santa Tecla, Archelaa e Susanna 1680, Salerno, chiesa di San Giorgio.

-Santa Caterina d'Alessandria e l'Angelo 1697, Strasburgo, Musée des Beaux-Arts.

-Madonna con il Gonfalone e San Bonaventura del 1710, opera datata e firmata per la chiesa di Santa Maria degli Angeli di Aversa e oggi nel museo diocesano della stessa città.

-L'incontro di Rebecca ed Eleazar al pozzo, 1710 circa, olio su tela, 202 x 150 cm, Venezia, Gallerie dell'Accademia.

-Adorazione dei pastori 1716 c.a. chiesa dell'Annunziata Aversa

-Ultima Cena 1717, Assisi, Sacro Convento.

-Didone riceve Enea e Cupido nelle sembianze di Ascanio, 1710 circa, Londra, National Gallery.

-Il bagno di Betsabea, 1725, olio su tela, 103 x 129 cm, Salisburgo, Residenza gallerie.

-La presentazione del Camauro a Papa Celestino V, 1727, Vasto, Chiesa di Santa Maria Maggiore.

-La Pentecoste, 1727, Vasto, Chiesa di Santa Maria Maggiore.

-Il cardinale Michele Federico Althann offre all'imperatore Carlo VI, Pinacoteca imperiale, 1728, Vienna, Kunsthistorisches Museum.

-Giuditta con la testa di Oloferne, (1728-1733), Vienna, Kunsthistorisches Museum.

-Immacolata, 1730 circa, Ferrandina, chiesa di Santa Chiara.

-Madonna con Gesù bambino (1730), Museo del Monastero di Montserrat, Catalogna.

-San Filippo Neri che adora la Vergine col Bambino affidandole la protezione di Torino, Torino, chiesa di San Filippo Neri (1733).

-Trionfo di Carlo III di Borbone alla battaglia di Velletri 1734-1735, Caserta, Reggia.

-Il Miracolo di San Nicola di Bari, Fiumefreddo Bruzio, Chiesa di Santa Chiara.

-San Gennaro, olio su tela, Vallo della Lucania, Museo diocesano.

-Il Trionfo di Carlo di Borbone L'Aquila, Museo nazionale d'Abruzzo.

-Madonna del Rosario Teramo, Museo Civico di Teramo.

-Annunciazione Venezia, Chiesa di San Rocco.

-San Michele Arcangelo, Nardò, Cattedrale di Nardò.

-San Michele Arcangelo, Ruvo di Puglia, chiesa di San Michele.

-Madonna che porge il rosario a San Domenico, Piano di Sorrento, basilica di San Michele Arcangelo

-Crocifisso che appare a San Pietro d'Alcantara, Troia, Palazzo Vescovile.

-Madonna del Rosario con i Santi Domenico e Caterina da Siena, Sessa Aurunca, Oratorio della Confraternita del Santissimo Rosario.

-L'Assunzione della Vergine, tela (1697), Marcianise, Chiesa della Santissima Annunziata.

-San Giorgio e il drago; San Giovanni Damasceno; San Cirillo, olii su tela, Duomo di Napoli.

-Cristo che appare in sogno a San Martino e San Martino che divide il mantello con il povero, olii su tela, Certosa di San Martino.

-Il Trionfo di Sant'Ignazio, Basilica Santuario del Gesù Vecchio.

-I Santi Elia ed Eliseo; L'Assunta, Basilica di Santa Maria del Carmine Maggiore.

-Gloria di Maria Assunta e santi 1705 circa, chiesa di San Girolamo delle Monache.

-Trionfo della fede sull'eresia ad opera dei Domenicani, 1701 c.a., Napoli - Basilica San Domenico Maggiore.

-La cacciata di Eliodoro dal tempio 1725, Chiesa del Gesù Nuovo.

-Affreschi della Cappella di San Filippo Neri 1727-1730, Chiesa dei Gerolamini.

-San Francesco rinuncia al sacerdozio 1691-1692, Chiesa di Santa Maria Donnaregina Nuova.

-Il Miracolo delle Rose, affresco, Chiesa di Santa Maria Donnaregina Nuova.

-Basilica di San Paolo Maggiore, Napoli.

-Storie di San Nicola, Apostoli e Virtù, affreschi della volta, San Nicola alla Carità.

-Madonna con il Bambino tra i Santi Pietro e Paolo; I Santi Francesco d'Assisi, di Sales e Antonio da Padova; olii su tela, Chiesa di San Nicola alla Carità.

-Il Miracolo di San Giovanni di Dio 1691, chiesa dell'Ospedale della Pace, ora al Museo Civico di Castel Nuovo.

-La Vergine con sant'Anna e san Gioacchino, 1675 circa, olio su tela, 126 x 98 cm, Museo di Capodimonte.

-Autoritratto, 1715-1720, olio su tela, 129 x 114 cm, Museo di Capodimonte.

-Il massacro dei Giustiniani a Scio, 1710, olio su tela, 277 x 164 cm, Museo di Capodimonte.

-Enea alla corte di Didone, 1739-1741, olio su tela, 435 x 340 cm, Museo di Capodimonte.

-San Giovanni Evangelista e il cardinale Innico Caracciolo, olio su tela, Museo diocesano.

-Madonna con i Santi Domenico, Caterina da Siena e Vincenzo Ferrer, olio su tela, Barra, Chiesa di San Domenico.

-Madonna delle Grazie con le anime purganti, Barra, Chiesa dell'Annunziata.

-San Cristoforo, Chiesa di Sant'Anna dei Lombardi.

-Il Transito di San Giuseppe, Chiesa di Santa Maria di Caravaggio.

-Il Transito di San Giuseppe, Chiesa di San Giuseppe Maggiore dei Falegnami.

-La Madonna con il Bambino tra i Santi Monica ed Agostino; La Madonna del Carmine tra i Santi Angelo e Chiara da Montefalco; olii su tela, Chiesa di Santa Maria Egiziaca a Forcella.

-L'Annunciazione; La Natività; oli su tela, Cappella del Monte dei Poveri.

-I Santi Nicola e Antonio ed angeli; trittico affrescato, Chiesa di San Giorgio Maggiore.

-L'Annunciazione; Lo Sposalizio della Vergine; Santa Chiara in gloria tra i Santi Bonaventura, Ludovico da Tolosa e Giovanni da Capestrano; olii su tela, Chiesa del Gesù delle Monache.

-La Visitazione; La Natività; Il Sogno di San Giuseppe; L'Annunzio ai pastori; L'Epifania; La Fuga in Egitto; olii su tela, Chiesa di Santa Maria Donnalbina.

-L'Annunciazione; La Visitazione; La Madonna con il Bambino tra un Santo guerriero, Santa Lucia un Santo domenicano; olii su tela, Chiesa di San Pietro Martire.

-San Francesco d'Assisi, olio su tela, Chiesa di Sant'Anna alle Paludi.

-La Gloria di San Rufo; olio su tela, Cappella di Palazzo Ruffo di Bagnara.

-Alessandro dei Medici che entra a Firenze; affresco, Palazzo Tirone Nifo.

-Agar e Ismaele nel deserto confortati dall'angelo; tela, Palazzo Zevallos.

-L'Apparizione della Madonna nel paese di Caravaggio; tela, Chiesa della Villa Pignatelli di Monteleone.

 

I suoi discepoli

 

1) Ferdinando Sanfelice, figlio di Camillo, nasce a Ottaviano il 18 febbraio 1675. Nel 1698 sposa Agata Ravaschieri, figlia di Antonio, antico Conte di Lavagna.

2) Nicola Maria Salerno, patrizio salernitano e signore di Lucignano. Sposa Anna Caterina Doria.

3) Antonio Reviglione, considerato tra i migliori allievi del Solimena, è noto pure come stimato compositore di sonetti.

4) Sebastiano Conca, nasce a Capua nel 1680

5) Abate Nunziante De Laurenzis, della vicina chiesa di Regina Coeli.

6) Giovanni Vasco, figlio di Pietro Emilio Vasco, Giudice della Vicaria civile di Napoli.

7) Pietro Antonio Schiler, Fiammingo. Sotto di lui nasceranno i pittori Pietro Antonio e Michelagnelo, morirà a soli 28 anni nel 1707.

8) Ferrante Amendola, autore del quadro della Beata Vergine di Montevergine, commissionato e portato fin sul Partenio dalla moglie del conte Riggiero di Avellino. Morirà nel 1724.

9) Salvatore Olivieri, Apprendiamo nella sua biografia che sposò una donna di” mala fama” e che contagiato da lei morì di sifilide a soli 22 anni, nel 1718.

10) Paolo di Falco, sacerdote, di Napoli.

11) Bernardino e Matteo Fera. Il primo morì giovanissimo nel 1714, Matteo, avendo avuto una relazione con una zitella, fu costretto dal genitore a chiudersi in un convento, divenendo monaco certosino in San Lorenzo alla Palude.

12) Filippo Andrea. Morì anch’egli giovane nel 1734.

13) Andrea d’Asti, di bagnoli, morì a 48 anni nel 1721.

14) Onofrio Avellino. Fu prima scolaro di Luca Giordano e poi del Solimena. Morì a Roma nel 1741.

 

I suoi allievi

 

Giovanni della Camera, Salvatore Pece, Leonardo Olivieri della città di Martina, Giuseppe Guerra, Scipione Cappella, Romualdo Polverino, Nicolò Maria Rossi, Giustino Lombardo, Francesco de Mura, Tommaso Martino, Calabrese di Bivongi, Paoli Di Maio di Marcianise, Giovanni Antonio Riozzi nativo di Atina, Nicola Falocco nativo di Oratino nel Molise, Giuseppe Bonito di Castellammare, Michele Foschini di Guardia Sanframonte, Alessandro Guglielmi, Giuseppe Tornaioli, Antonio Baldi di Caca, Alfonso Spinga, ultimo Corrado Giaquinto di Molfetta.   

 

Questa pagina di storia locale è stata curata dal Cav. Ottaviano De Biase


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